
Il vaso policonico è tra le forme di allevamento dell’olivo più diffuse in Italia. Ecco quattro semplici regole per effettuare una potatura a regola d’arte
La potatura degli olivi è un’attività necessaria per mantenere produttive e in salute le piante da frutto.
Il taglio delle parti più vecchie ha lo scopo di favorire l’illuminazione e l’aerazione della parte centrale della chioma; stimolare l’emissione di nuova vegetazione; eliminare il legno secco o ammalorato; mantenere la pianta compatta e ordinata.
La potatura: regole generali
Le piante di ulivo in produzione possono essere potate in due diversi momenti dell’anno: tra gennaio e marzo si effettua l’intervento principale, la cosiddetta “potatura secca”, mentre in estate si tolgono polloni e succhioni. Si parla in questo caso di “potatura verde”.
È importante non intervenire sulla pianta durante la fase produttiva e evitare i periodi di gelata, ma effettuare comunque tutte le operazioni prima del periodo di fioritura.
In generale in Italia si pota tra marzo e aprile al nord e tra gennaio e febbraio al sud.
Allevamento a vaso policonico: come si presentano le piante
Abbiamo già visto, in un precedente articolo, che tra tutte le tecniche esistenti, l’allevamento a vaso policonico garantisce uno sviluppo equilibrato delle piante, sia dal punto di vista vegetativo che produttivo.
L’olivo allevato a vaso policonico è caratterizzato da un tronco unico, che ha un’altezza minima di mezzo metro, su cui si inseriscono diverse branche primarie (minimo quattro, massimo sei) con una inclinazione di 45° o più.
Ogni branca assume le sembianza di un cono, con una vegetazione ampia alla base e meno sviluppata verso la cima, che appare ben distinta dal resto della chioma. In questo modo ogni cono è un’unità produttiva a sé stante e come tale deve essere gestita, evitando che un cono si sovrapponga ad un altro.
A cosa bisogna prestare attenzione: 4 regole
- La cima: rispettarne la fisiologia
Obiettivo di questo metodo di allevamento è quello di preservare la tendenza della pianta a salire verso l’alto, impedendole però di crescere troppo in altezza, eseguendo periodicamente dei tagli di ritorno sulle branche primarie. Questi tagli possono essere fatti in due modi: o in prossimità di un ramo orientato verso l’alto, che intercetti la vigoria della branca e mantenga la forma a punta; oppure in prossimità di un ramo che cresce verso il basso. In questo caso il cono apparirà privo di cima.Claudio Cantini, ricercatore dell’Istituto di bioeconomia del Cnr e autore, insieme a Riccardo Gucci, del volume “Potatura e forme di allevamento dell’olivo” spiega che “l’importante è fare il taglio sempre in corrispondenza di un ramo laterale che sottragga forza alla pianta, in modo che non ci sia un eccesso di vegetazione in quel punto“. - Il tronco: il centro di una stella
L’area sopra il tronco deve essere quasi totalmente priva di vegetazione. Indispensabile liberarla da tutti i rami secondari e dai succhioni che possono impedire alla luce e all’aria di raggiungere i singoli vasi. In questo modo le branche punteranno verso l’esterno, rimanendo sempre ben distinte le une dalle altre. - La freccia: parola d’ordine sfoltire
Per mantenere la forma a cono bisogna sfoltire la parte terminale della branca, chiamata per l’appunto “freccia”, eliminando, tutti i rami che crescendo andrebbero a sovrapporsi alla parte terminale del cono. Bisogna sempre tenere presente che la forma complessiva della branca deve essere a triangolo, dunque con maggiore vegetazione alla base e minore presenza di foglie in cima. - Il tempo di potatura: ogni due anni
Per garantire la massima resa delle piante, la potatura dell’olivo allevato a vaso policonico deve essere eseguita ogni due anni. La potatura annuale è richiesta solo per le cultivar da mensa, oppure per quegli impianti che insistono su terreni poveri e con scarso accesso all’acqua. In questi casi il rinnovamento della chioma deve essere sostenuto con la potatura.A riguardo Claudio Cantini sottolinea: “se le condizioni lo permettono la potatura biennale permette di abbattere i costi di gestione dell’impianto senza tuttavia che la produttività dell’oliveto ne risenta. Se la pianta cresce senza che la chioma sia troppo ombreggiata la potatura può avvenire benissimo anche ogni due anni, purché la vigoria sia sostenuta da una concimazione accorta e dalla presenza di un impianto irriguo”.
Fonti:
- Riccardo Gucci, Claudio Cantini – “Potatura e forme di allevamento dell’olivo”, Edagricole, 2001.
- Agronotizie
- Credit Foto: “Vaso policonico dopo la potatura”. Fonte: Alfei B., Pannelli G. (2019)